Foto di Renato Cortonesi
Nello splendido paesino di Foiano della Chiana, la Pasqua significa buon cibo, socializzazione, spensieratezza ma prima di tutto significa “Il Volo”.
Il Volo è un evento che si tiene nella chiesa della Collegiata, la più grande del paese, allo scoccare della mezzanotte del sabato Santo. Nessun abitante della zona può perdersi quel momento, credente o meno che sia perché è un rito che mette insieme sacro e profano, tradizioni e leggende contadine insieme a tanta fibrillazione ed entusiasmo.
La statua del Cristo Risorto (Resurrexit) è una statua di oltre 600 kg del XVII secolo in legno intagliato e dipinto che per tutto l’anno resta all’interno della piccola quanto meravigliosa chiesa della Santissima Trinità. Nella notte di Pasqua viene portata dagli associati della Compagnia della SS. Trinità lungo le scale che dal centro storico conducono all’ingresso della Collegiata. Nel frattempo, un grande falò con i rami d’ulivo, viene fatto ardere davanti all’ingresso e la chiesa si riempie di persone.
Il grande portone centrale della Collegiata si chiude all’arrivo della statua, l’interno della chiesa è completamente buio e il coro comincia a cantare il “Kyrie” accompagnato da tutti i fedeli. Un momento di grande tensione ed emozione che precede l’arrivo della mezzanotte.
Quando la lancetta scocca le 00:00, un grande mazza colpisce con foga per 3 volte il maestoso portone di legno. Dall’interno si sente BOOM, BOOM, BOOM. Per un attimo che sembra lunghissimo, le migliaia di persone si fermano in un silenzio denso di trepidanza, tutti rivolgono il loro sguardo all’ingresso della chiesa e aspettano la magia.
Il portone si spalanca rapidamente, la banda, accampata nella pericolante cantoria posta sopra l’altare, comincia a suonare una marcia imponente, con tutto il fiato che hanno accompagnano il viaggio che l’enorme statua fa attraversando di corsa l’intera navata. La folla di persone si apre come un ventaglio al contrario creando lo spazio che permette a quei piccoli uomini di far “volare” il Cristo sopra le teste degli astanti e di fargli fare la curva proprio di fronte all’altare. In quel punto la statua quasi si gira su se stessa per poter fare l’inversione e tornare indietro fino a metà navata. Lì si ferma, si placa e si appoggia a terra. La banda continua a suonare, la gente lascia il proprio posto sicuro, tutti tornano a muoversi e si ritorna alla realtà dopo un viaggio dentro un mondo lontano da questo. Un tripudio di mani che battono festeggiano la Resurrezione di Cristo e vanno a baciare la statua augurandosi di ricevere una benedizione per l’anno che verrà ma soprattutto applaudono a quella magia, a quell’emozione che provano sin da quando erano bambini, a quella gioia inspiegabile che riempie il cuore ad assistere alla corsa, a quei 12 “invisibili” che hanno permesso che il Cristo corresse e si comincia a discutere dei dettagli: “è stato grandioso”, “troppo lento”, “la curva troppo stretta”… Spesso in quei giorni piove e certo non è un buon motivo per annullare tutto, anzi, maggior impegno, maggior pericolo e maggior trepidazione per tutti.